Cavalli & Co.


Ieri ho ricominciato a montare dopo tre mesi di inattività.
E’ bene premettere che montare a cavallo rappresenta una delle attività più impegnative della mia pigra esistenza, non solo perché si concretizza comunque in un’ attività fisica (anche se a volte mi è capitato di evitare la prova sotto sforzo durante la visita medico-sportiva, perché “tanto corre il cavallo, mica tu”), ma anche perché il mio cavallo è ospitato in una scuderia che si trova esattamente a 100 km da casa mia (200 km tra andata e ritorno).
Mio padre non ha ancora ben chiaro perché tutte le scuderie più vicine a casa siano state giudicate assolutamente inadatte.
Mesi fa ho conosciuto una ragazzina siciliana che per montare a cavallo arrivava fino a Roma due volte a settimana, ovviamente in aereo ed ovviamente accompagnata dalla madre; ho provato a raccontare l’episodio a mio padre ritenendolo molto significativo, ma non ho ottenuto gli effetti sperati: infatti non solo lui l’ha ritenuto tutt’altro che significativo, ma continua strenuamente ad interrogarsi sul perché io debba fare 400 km a settimana per montare a cavallo, e continua strenuamente a pensare che l’unico motivo sia che, purtroppo per lui, ha una figlia piuttosto originale (lui chiaramente non usa il termine originale… ne usa un altro meno carino).
E’ ovvio che io nutro un’adorazione smodata per il mio quadrupede, ed è ovvio che lui è ben lontano dal meritarla.
L’Anarchico Sistoff [non sto a spiegare l’etimologia del soprannome perché sarebbe troppo lungo ma, per onor di cronaca, devo ringraziare colui che glielo ha affibbiato e che può vantarsi della paternità del 75% dei soprannomi dei 35.000 abitanti della mia città, cioè il mio affezionatissimo amico Gufo] è un cavallo molto snob: possiede un sottosella da gara di Hermès, acquistato addirittura in Faubourg Saint’Honorè; una sella da dressage di pelle color cognac, (non di cuoio, di pelle: è più morbida); un set di otto coperte (tra piumoni, pile, coperte di lana e di cotone, accappatoi e coperte antimosche da paddock); un numero imprecisato di sottosella da lavoro con fasce abbinate, ed un cassone da viaggio degno di una traversata oceanica a bordo del Titanic.
Come tutti i cavalli snob non conosce il significato della parola “socievolezza”: è scorbutico e scontroso con tutti i suoi simili, e non è da meno con gli altri quadrupedi e bipedi che suo malgrado si trova a dover frequentare (cani, gatti, bambini).
L’Anarchico Sistoff è un animale pigro e subdolo al pari di un alligatore delle mangrovie: è capace di trascinare stancamente i suoi 500 kg di peso per l’intera lezione, dando a vedere di essere molto stanco e remissivo, per poi tirare una sgroppata a tradimento sul finale, solo per la soddisfazione di rimescolarti le vertebre lombari.
L’Anarchico Sistoff è oltretutto un animale solo moderatamente affettuoso: la maggior parte delle dimostrazioni di affetto nei confronti della sottoscritta si hanno in concomitanza con la comparsa della funesta sagoma del veterinario o del dentista, oppure in seguito a generose elargizioni di biscotti o zuccherini.
Insomma il mio cavallo è un animale accidioso, indolente, lavativo ed opportunista… ma d’altronde, ognuno ha quel che si merita!


Miss Bailing

Informazioni su Miss Bailing

Gypsetter, sognatrice, viaggiatrice entusiasta ed instancabile. La mia passione più grande sono i cavalli e il mio tesoro è Sero, un sauro di 30 anni con cui ho condiviso buona parte della mia esistenza. Come Emma Bovary anche io oscillo perennemente tra il mio lato mistico (che vorrebbe ritirarsi a meditare in un ashram indiano) e quello bohémien, il cui sogno nel cassetto è una chambre de bonne nel Marais.

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