A proposito della nobile arte dello scrivere e del digitare. 9


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“Un giorno in cui mi ero ritirata al tempio di Kiyomizu a pregare, Sua Maestà mi mandò un messaggio con una lettera di carta cinese tendente al rosso, con scritto in caratteri sogana:
Sento le campane presso il monte annunciare il tramonto,
ma assai più di questi battiti sono i moti del mio cuore nel rimpiangerti.
Eppure tu indugi in quella tua lontana dimora.
Avevo dimenticato di portarmi appresso carta adeguatamente elegante, e così scrissi la mia risposta su un petalo cremisi di fior di loto.”

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Da quanto tempo non scrivete una lettera?
Io dai tempi delle Medie quando intrattenevo una fitta corrispondenza con il mio amico di penna di Hong Kong e con la mia amica del cuore Didi, che invece abitava a due isolati da casa mia.
Io e Didi andavamo a scuola insieme, chiacchieravamo ogni pomeriggio al telefono e ci scrivevamo lunghe lettere usando nomi di fantasia ed immedesimandoci (infarcite com’eravamo di cartoni giapponesi e letteratura), un po’ in Candy ed Annie e un po’ nelle sfortunate eroine de “I beati anni del castigo”.

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Crescendo ho continuato a consumare fiumi d’inchiostro in diari pieni di melodramma e di petali essiccati e in lettere mai spedite al mio primo amore adolescenziale.
Insomma mi mancavano solo i bauli e le tuberose per emulare un’altra delle mie eroine letterarie del cuore: l’Amaranta Buendìa di marqueziana memoria.
Poi sono arrivate le tastiere e i display, l’inchiostro è caduto in disuso e la mia esistenza ha perso un po’ della sua aura romantica.

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Certo, continuo anche oggi ad impugnare penne e matite e non solo per scrivere la lista della spesa: scarabocchio quando chiacchiero al telefono, prendo appunti sul calendario, annoto indirizzi interessanti su una Moleskine e scrivo i miei itinerari di viaggio rigorosamente a mano.
E confesso che ogni tanto mi ritrovo a pensare con una punta di nostalgia all’inchiostro profumato e colorato della mia infanzia.

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Chissà se anche i designer di Vittorio Martini 1866  storica “officina specializzata nella produzione di istrumenti di alta precisione per disegno tecnico, calcolo e per ingegneria”  quando hanno ideato MAT4 si sono un po’ ispirati alla mitica Carioca a 10 colori?!
Fatto sta che MAT4 è una penna a sfera a dir poco geniale: non solo è glamour e divertente ma anche ecologica e si può usare in 5 modalità diverse: evidenziatore, colore, graffite, pennello e udite udite… touch screen!
Perché  in fondo in fondo anche noi irriducibili grafomani abbiamo dovuto chinare il capo, fare di necessità virtù e diventare maestri nella nobile arte del “digitare“.

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“E’ meraviglioso. in una notte luminosissima,  vedere un amante leggere, rivolgendolo ai raggi della luna che sfiora la terrazza, un foglio di splendida carta rossa su cui l’amata ha scritto solamente: ” Anche se non”.
Ma è forse possibile una scena tanto incantevole in una notte di pioggia?”

“E’ bello vedere una dama, dai capelli fluenti e dal viso leggiadro, ricevere una lettera quando è ancora buio e, insofferente dell’attesa , non accendere la lampada, ma con i ferri sollevare un carbone ardente dal braciere e cercare di leggere all’incerta luce.”


Sei Shonagon.
Note del guanciale, SE Editore.

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Miss Bailing

Informazioni su Miss Bailing

Gypsetter, sognatrice, viaggiatrice entusiasta ed instancabile. La mia passione più grande sono i cavalli e il mio tesoro è Sero, un sauro di 30 anni con cui ho condiviso buona parte della mia esistenza. Come Emma Bovary anche io oscillo perennemente tra il mio lato mistico (che vorrebbe ritirarsi a meditare in un ashram indiano) e quello bohémien, il cui sogno nel cassetto è una chambre de bonne nel Marais.

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9 commenti su “A proposito della nobile arte dello scrivere e del digitare.

  • irene

    Con il digitale è tutto così veloce che a volte si fatica a stargli dietro, il piacere di scrivere con carta e penna era tutta un’altra cosa.
    Io ho sempre scritto tanto, scrivere un diario mi ha aiutata molto in periodi difficili e non penso sarebbe stata la stessa cosa battere quei pensieri su una tastiera, scrivere a mano aveva un che di ” terapeutico” come se mi aiutasse a sfogare le mie emozioni.
    Poi anche in università ho sempre scritto, se non facevo dei riassunti non riuscivo a memorizzare e dovevano essere scritti a mano, il computer mi distrae e quando leggo non mi resta un mente niente!

    Ps: amica ho letto l’articolo sui Gypsetter, sono rimasta folgorata e ho già comprato il libro sugli itinerari meno conosciuti!

  • Fabiana

    Cara Roberta,ho visto tutti gli ultimi post,interessanti come sempre,ti faccio gli auguri di una serena Pasqua e aspetto trepidante le cronache del tuo viaggio in Giappone. Un grande abbraccio.Fabiana