My Autumn Wine Travels. La Tenuta Hofstätter.


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Quando l’ufficio stampa Gheusis, con cui collaboro da diversi anni, mi ha proposto di visitare la Tenuta Hofstätter non ho potuto fare a meno di entusiasmarmi: ogni winelover che si rispetti infatti non può non aver stappato e degustato almeno una volta nella vita una meravigliosa bottiglia di Gewürztraminer Vigna Kolbenhof o di Barthenau Vigna S. Urbano e non può non emozionarsi all’idea di avvicinarsi in prima persona a questi grandi Crus altoatesini.
Così un tiepido sabato mattina di fine Settembre, in pieno periodo di vendemmia, siamo andati a Tramin per incontrare Martin Foradori Hofstätter, pro-pronipote del fondatore Josef Hofstätter che creò l’Azienda nel 1907, e quarta generazione della storica famiglia di viticoltori altoatesini.
Neppure a farlo apposta la nostra visita inizia proprio dai vigneti del Maso Kolbenhof, sulle colline che sovrastano il paese di Tramin: qui Settembre si mostra in tutto il suo splendore con i filari carichi di grappoli rosati e l’aria tersa che permette allo sguardo di spaziare fino all’altro versante della Val d’Adige dove, sulla collina di Mazon, crescono i vecchi vigneti di Pinot Noir, piantati da Ludwig Barth von Barthenau agli inizi del 1800 e portati in dote alla famiglia Hofstätter da Paolo Foradori, il padre di Martin.

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E la nostra chiacchierata comincia proprio da qui, dalle Vigne e dal concetto di Zonazione.
Martin ci racconta che la Tenuta Hofstätter è stata la prima in Alto Adige a riportare la denominazione “Vigna” in etichetta: una scelta naturale in un’azienda dove le uve delle diverse parcelle sono sempre state vinificate separatamente e dove si sono conservati nel tempo i nomi storici dei vigneti, per sottolineare lo stretto rapporto con il terroir.
Il recente riconoscimento ufficiale da parte della Regione della denominazione “Vigna” in etichetta, per garantire la provenienza di un vino da un determinato appezzamento di terreno come avviene per i “Cru” francesi, rappresenta quindi per Martin Foradori un’importante conferma del lavoro svolto per anni dalla sua famiglia.
Dalla zonazione alla Vocazione Regionale il passo è breve: un altro caposaldo della viticultura secondo Martin Foradori risiede proprio nella necessità di seguire la vocazione del territorio vinicolo e non le mode imposte dal mercato, che hanno spinto negli anni molti viticoltori a piantare vitigni poco adatti al territorio solo per assecondare un trend passeggero.
Così nei vigneti della Tenuta Hofstätter c’è pochissima attenzione alle mode ma grande attenzione al microclima, all’esposizione al sole e ai venti, alla composizione dei terreni più adatti ad ogni varietà; tutte accortezze che permettono di coltivare viti sane, forti e longeve e di ottenere uve di buona qualità con il minor intervento possibile da parte dell’uomo.
E a questo punto, pur conoscendo già la posizione di Martin sull’argomento, parlando di mode e di tendenze non posso fare a meno di far scivolare nella conversazione una domanda su alcuni dei trend vinicoli più importanti del momento: quello del biologico, del biodinamico e dei vini naturali.
La Tenuta Hofstätter, con i suoi circa 50 ettari di vigneti di proprietà, è una delle più grandi dell’Alto Adige e possiede la maggiore superficie privata di Gewürztraminer e Pinot Noir della Regione e una scelta così decisamente in controtendenza come appare quella di non richiedere la certificazione biologica, non può non incuriosire il consumatore.
Ma anche qui la posizione di Martin, che affronta il suo lavoro dosando alla perfezione la passione con la severità e il rigore, è assolutamente pragmatica, realistica ed improntata al buon senso: contrario agli estremismi si augura che il mondo del vino possa trovare un suo equilibrio sulla questione, incontrandosi a metà strada e cercando un “giusto mezzo”.
E’ giunto il momento di lasciare i pendii assolati del Kolbenhof (uno dei più antichi vigneti italiani, che risale addirittura all’inizio del ‘700) e di scendere di nuovo a Tramin dove degustiamo i vini della Tenuta Hofstätter pranzando su una terrazza affacciata sulla vallata, circondati da alberi carichi di agrumi e con una tartaruga quasi centenaria che scorrazza tra i tavoli!
Una cornice perfetta per godersi al meglio questa splendente giornata di inizio Autunno, la gustosa cucina altoatesina e i vini di Martin Foradori.
Cominciamo con un bicchiere di De Vite (da uve Pinot Bianco, Müller Thurgau, Sauvignon e Riesling), un vino fresco e fruttato con una piacevole acidità, proseguiamo assaggiando il Gewürztraminer Joseph con la sua intensa vena aromatica e poi, tra una chiacchiera e l’altra, finiamo per bere un’intera bottiglia del meraviglioso Pinot Noir Riserva Mazon.
E tra un bicchiere e l’altro Martin ci racconta anche la sua passione per il Riesling che, per non venire meno al principio della vocazione territoriale, ha deciso di coltivare proprio in uno dei terroir più adatti a questa varietà, ovvero lungo le rive del fiume Saar in Germania.
Nel 2014 Martin è stato infatti il primo viticoltore italiano a diventare socio di una storica cantina tedesca produttrice di Riesling, la Weingut Dr. Fischer – Bocksteinhof, che sorge ai piedi del famoso Bockstein considerato ad oggi uno dei migliori vigneti tedeschi.
Il nostro incontro con Martin Foradori Hofstätter termina con una visita nella storica cantina della Tenuta, sulla piazzetta di Tramin, proprio accanto all’antica chiesa. Quale periodo migliore di Settembre per godere dei profumi del mosto e per ascoltare il lento gorgoglio musicale dei vini in fermentazione?! 
Vi ricordo che la Tenuta Hofstätter organizza non solo visite guidate in Cantina ma anche gite in 4×4 nei suoi vigneti con degustazioni dei vini nei relativi luoghi d’origine: un modo assolutamente affascinante per comprendere meglio tutto quello che c’è dietro una grande bottiglia!

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Miss Bailing

Informazioni su Miss Bailing

Gypsetter, sognatrice, viaggiatrice entusiasta ed instancabile. La mia passione più grande sono i cavalli e il mio tesoro è Sero, un sauro di 30 anni con cui ho condiviso buona parte della mia esistenza. Come Emma Bovary anche io oscillo perennemente tra il mio lato mistico (che vorrebbe ritirarsi a meditare in un ashram indiano) e quello bohémien, il cui sogno nel cassetto è una chambre de bonne nel Marais.

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