In the mood for Berlin #2. Cronaca di un Trabant Safari.


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I wore: dress, Brunello Cucinelli; sweater, Costume National; booties, Segni e Sensi; socks, Alto Milano; winter parka, Scotch and Soda; hat, Stetson; sunglasses, courtesy of Blackfin Eyewear; bag, courtesy of AGL.

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Una delle esperienze più spassose e tragicomiche che io abbia mai vissuto è stato sicuramente il Trabi-Safari nel cuore della ex Berlino Est fatto con le mie amiche d’infanzia, durante un viaggio only women.
Avete presente il vecchio adagio che recita “donne al volante pericolo costante”?! Ebbene prendete 4 ragazze, stipatele in una Trabant dipinta con colori improbabili e mandatele allo sbaraglio sulle arterie di una metropoli pressoché sconosciuta e capirete perché i proverbi non vanno mai sottovalutati!
La verità è che, quando mi sono incaponita con il mood nostalgico e ho trascinato le mie recalcitranti amiche in quest’avventura, l’ho fatto a cuor leggero senza documentarmi sulle caratteristiche tecniche di una Trabant.
“Visto? Non c’è neppure il cambio!” ho esclamato trionfante sistemandomi al posto di guida e indicando alle mie amiche lo spazio vuoto tra i due sedili.
In realtà è bastato un rapido excursus sul funzionamento della vettura, per scoprire che il cambio (a 4 marce rigorosamente non sincronizzate) altro non era che la misteriosa leva alla destra del volante.
“Tu hai già  guidato una macchina con le marce vero?!” mi ha chiesto all’improvviso il capo carovana durante il nostro briefing, iniziando ad immaginare la piega che avrebbe preso il pomeriggio ed evidentemente non molto convinto dalle nostre corali esclamazioni di rassicurazione.
La verità naturalmente era che sì, ho guidato (a volte) macchine con il cambio manuale; ma d’altra parte no, non avevo mai guidato prima una macchina con marce non sincronizzate.
Nonostante tutto mi sono fatta coraggio (che sarà  mai?!?) e siamo partite, procedendo a balzelli in una nuvola di fumo nero, ultime di una strampalata comitiva di 5 Trabant multicolori.
Ovviamente ignoravamo che la tragedia sarebbe stata in agguato già  al primo semaforo quando, armeggiando con il cambio con più foga del dovuto, sono riuscita ad inserire una retromarcia di cui ignoravo bellamente tanto l’esistenza quanto la posizione. Risultato? La nostra graziosa Trabant, dipinta con i colori dell’arcobaleno, allo scattare del verde ha iniziato a muoversi inesorabilmente all’indietro, bloccando il traffico cittadino.
Come potete immaginare i tedeschi non suonano il clacson e non danno in escandescenze nel traffico e così siamo rimaste in panne per 10 minuti buoni in un silenzio surreale e in uno stato emotivo pietoso, in bilico tra il riso isterico e le lacrime, fino a quando il nostro capo carovana non è tornato indietro a piedi (stravolto e trafelatissimo) togliendoci d’impiccio.
Dopo aver combinato questo guaio siamo state promosse sul campo per demerito, balzando alla testa del convoglio (“così vi tengo d’occhio”) e, facendo di necessità  virtù, abbiamo fatto squadra, che manco un team del rally dei Faraoni.
Io nel ruolo di pilota, addetta a manovrare volante e pedali; Momi nel ruolo chiave di gestione dell’infida leva del cambio; Didi e Paola sul sedile posteriore, impegnate nel filmare l’impresa, salutare con una Ola ogni cambio andato a buon fine ed elargire perle di saggezza (“però non è stata colpa nostra: non ci hanno messo in guardia sui pericoli della retromarcia” oppure “l’importante è riuscire ad inserire la seconda: della terza e della quarta possiamo fare a meno” o ancora “comunque l’equipaggio della Trabant zebrata è peggio di noi”).
Così, in pieno delirio di onnipotenza, abbiamo sfiorato la rocambolesca velocità  di 60 km/h, ci siamo arrischiate almeno un paio di volte ad inserire la quarta e (stravolte, sudate e mezzo morte dal ridere) abbiamo portato a termine la nostra missione: condurre trionfalmente la nostra piccola “carovana post-socialista” lungo la Karl Marx Allee.
E, una volta riportata a casa la pelle e la carrozzeria, ci siamo trovate tutte e quattro d’accordo e se ci chiedete qual’è  stata la cosa più spassosa e memorabile fatta a Berlino risponderemo in coro: il Trabant Safari!

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Miss Bailing

Informazioni su Miss Bailing

Gypsetter, sognatrice, viaggiatrice entusiasta ed instancabile. La mia passione più grande sono i cavalli e il mio tesoro è Sero, un sauro di 30 anni con cui ho condiviso buona parte della mia esistenza. Come Emma Bovary anche io oscillo perennemente tra il mio lato mistico (che vorrebbe ritirarsi a meditare in un ashram indiano) e quello bohémien, il cui sogno nel cassetto è una chambre de bonne nel Marais.

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