#mytravels. Da KTM a FCO con Ethiad.



Oggi vi racconto la mia esperienza con Ethiad Airways in classe Business sul volo Kathmandu – Roma Fiumicino con scalo ad Abu Dhabi.
La tratta KTM-AUH.
Questa tratta di quasi 5 ore viene operata a bordo di un A320 con tutti i disagi del caso.
La conformazione di Business Class è una 2-2 con vecchi e scomodissimi sedili con poggiapiedi: non esagero dicendovi che si viaggia più comodi in Economy Class se si ha la fortuna di avere un sedile vuoto accanto al nostro piuttosto che su queste sedute vetuste, con reclinabilità limitata e sostegno per le gambe quasi inesistente!
Anche l’esperienza in aeroporto a Kathmandu è stata davvero deludente: nessun fast track ai controlli di sicurezza e al controllo passaporti, una lounge mista con cibo ed atmosfera tristissimi e nessuna fila riservata al gate di imbarco.
C’è in effetti un mini van che accompagna i passeggeri di Business Class ai piedi dell’aeromobile ma per raggiungerlo bisogna farsi strada in mezzo alla ressa.
A disposizione dei passeggeri su questo volo non c’è neppure un vero e proprio amenity kit ma una semplice bustina di plastica con calzini antiscivolo e mascherina.
Dopo tante delusioni arriva finalmente il menu ed appare evidente che l’unica esperienza notevole sarà quella eno-gastronomica: dopo un welcome drink abbastanza banale a base di spremuta d’arancia fresca arriva finalmente lo champagne poco prima del decollo (Piper-Heidsieck Cuvée Brut) e un pranzo interessante a base di mezzeh arabe o insalata di quinoa con gamberi come antipasto, seguito da una scelta tra tre portate principali (agnello, salmone o piatto vegetariano).
La presentazione e la qualità del cibo sono veramente di livello, probabilmente uno dei migliori pasti di Business Class di sempre e sicuramente molto superiore a quelli mangiati a bordo di Emirates, l’altra compagnia emiratina.
Anche il dolce a base di cioccolato e cocco non delude le aspettative e per concludere il pasto (dopo l’ennesimo calice di champagne) ordino un tè alla menta marocchino.
La lounge di Abu Dhabi.
Abu Dhabi è un aeroporto pessimo dove, se avete la sfortuna di viaggiare in Econonomy Class, i controlli di sicurezza per raggingere i terminal delle partenze sono dislocati in un’area poco accogliente e non climatizzata, con un personale di terra perlopiù scortese ed incompetente.
Fortunatamente viaggiando in Business Class c’è una fast track ben indicata che vi permtterà di raggiungere con relativa rapidità (ma scarpinando comunque più del dovuto) la vostra lounge.
Appena raggiunta la lounge mi sono diretta velocissimamente verso l’area docce che è situata all’interno della Spa Six Sense.
Le shower suite sono piccole ma molto ben organizzate e quasi all’altezza di quelle eccezionali della Lounge di Cathay Pacific The Pier di Hong Kong.
Dopo una doccia rigenerante ho deciso di concedermi un trattamento nella Spa: non ci sono trattamenti gratuiti ma i prezzi sono abbordabili e così ho scelto un massaggio effettuato secondo i principi dell’acupressure per rigenerare il contorno occhi (24 Euro circa per 20 minuti).
Dopo aver trascorso quasi un’oretta nell’ambiente ovattato e silenzioso della Spa sono andata a cercare un angolino tranquillo dove riposarmi per le restanti 5 ore di scalo ed ho subito l’ennesima delusione: la lounge è un unico ambiente aperto, con luci tutt’altro che soffuse e musica a volume troppo alto e non esiste un’area relax appartata lontana dal bancone del bar e dai tavoli del ristorante.
Risultato: se avete uno scalo notturno l’attesa risulterà snervante visto e considerato che molti passeggeri maleducati non si fanno scrupoli di urlare, ridere sguaiatamente o lasciare i bambini liberi di correre in giro come dei piccoli selvaggi.
Devo dire quindi che, in una classifica ideale di tutte le Lounge visitate (nonostante Spa e  shower suite di ottimo livello e nonostante la qualità del buffet) quella Ethiad di Abu Dhabi si piazza senza grossi problemi all’ultimo posto.
La tratta AUH-FCO.
L’imbarco a bordo del Boing 787-10 non avviene con finger dedicato direttamente dalla lounge ed occorre quindi recarsi a piedi al gate e salire a bordo di un pulmino riservato.
La cabina ha una configurazione 1-2-1, un design sobrio ed elegantissimo e luci soffuse perfette per un imbarco notturno.
Io ho scelto il posto 5H, un posto finestrino nella prima fila della cabina che è perfetto se non vi disturba viaggiare rivolti verso la coda.
Appena imbarcati è arrivata l’immancabile salvietta calda accompagnata da un calice di champagne e il personale di bordo ha provveduto subito a prendere le ordinazioni per la colazione, in modo da consentire ai passeggeri di dormire subito dopo il decollo.
L’amenity kit griffato Acqua di Parma ha una bella trousse in pelle nell’iconico giallo ma è decisamente povera a livello di contenuti: calzini, mascherina, spazzolino, dentrificio, e mini taglia di crema mani e profumo.
Il sedile è naturalmente un fully flat bed, non è prevista coverture notturna ma il cuscino e la coperta sono confortevoli.
Anche la temperatura e le luci in cabina conciliano alla perfezione il sonno e mi addormento immediatamente dopo il decollo per essere risvegliata dalla hostess con la mia colazione ad un’ora dall’atterraggio.
Il menu della colazione è decisamente vario e io ho scelto yogurt con granola e frutti rossi, un bagel con salmone, créme fraiche e capperi, un tè marocchino alla menta e un calice di champagne.
Purtroppo le turbolenze continue mi hanno impedito di scattare una foto pubblicabile (ma trovate molti collage e video sul mio profilo Instagram @missbailing, nelle higlights “Frequent Flyer”) ma la qualità del cibo si è riconfermata ottima e il pain au chocolat che accompagnava la mia colazione sembrava appena uscito da una pasticceria, battendo alla grande le pessime brioche servite sui voli Emirates.


Miss Bailing

Informazioni su Miss Bailing

Gypsetter, sognatrice, viaggiatrice entusiasta ed instancabile. La mia passione più grande sono i cavalli e il mio tesoro è Sero, un sauro di 30 anni con cui ho condiviso buona parte della mia esistenza. Come Emma Bovary anche io oscillo perennemente tra il mio lato mistico (che vorrebbe ritirarsi a meditare in un ashram indiano) e quello bohémien, il cui sogno nel cassetto è una chambre de bonne nel Marais.

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