#mytravels. A Cartagena sulle tracce di Gabo. 4


Cartagena de Indias era nella mia bucket list da tempo immemore per tantissimi buoni motivi: per l’architettura coloniale, per i colori stupefacenti, per la magica atmosfera Caraibica che caratterizza questa antica città spagnola, ma anche e soprattutto per i romanzi di Gabriel García Márquez.
La mia Cartagena è stata quindi, inevitabilmente, la Cartagena di Gabo.
Entrate nella Ciudad Amurallada dalla Porta dell’Orologio come faceva sempre lui e possibilmente fatelo per la prima volta al tramonto, per ammirarla nella “luz malva de las seis de la tarde come amava fare Gabo.
Le ceneri di Gabriel García Márquez sono custodite nel patio centrale del Claustro de la Merced, all’interno del Palazzo dell’Università, ed è proprio qui che potrete rendergli omaggio e visitare la piccola mostra che custodisce alcuni suoi oggetti personali e molte bellissime fotografie (non dimenticate i fazzoletti, io ho pianto tantissimo!).

Se siete venuti fin qui alla ricerca di Macondo mi dispiace deludervi perché a Cartagena non lo troverete: per scoprire il realismo magico di Cent’Anni di Solitudine dovrete infatti spingervi fino ad Aracataca, dove lo scrittore trascorse in compagnia dei nonni gran parte della sua infanzia.
A Cartegena però troverete ad aspettarvi Fermina Daza e Sierva María de Todos los Ángeles.
E’ proprio qui infatti che il giovane giornalista García Márquez, inviato dal quotidiano per cui lavorava ad assistere ad alcuni scavi all’interno del Convento di Santa Clara in un giorno di ottobre del 1949, potè assistere ad un evento straordinario: il ritrovamento dei resti di una ragazzina dalla lunghissima chioma ramata in una cripta, all’interno di una tomba la cui lapide recava inciso il nome di Sierva María de Todos los Ángeles.
Lo scrittore non ebbe dubbi e, riportando alla memoria una storia narrata da sua nonna, capì che i resti erano quelli di una Marchesina creola morta di rabbia che la gente del Caribe venerava come una santa.
Forse questo aneddoto è solo un’espediente narrativo inventato dallo stesso García Márquez, ma sono bastati pochi elementi (una lunga chioma rossa e l’affascinante passato coloniale di Cartagena de Indias) per ispirare “Del Amor y otros Demonios”, uno dei suoi romanzi più magici e struggenti.
La cripta dove è stata ritrovata Sierva María fa ormai parte del lussuoso Sofitel Legend Santa Clara, ma se desiderate visitarla e lasciare un messaggio per lei nel libro degli ospiti sarete i benvenuti, che siate o meno ospiti dell’albergo (ed anche in questo caso, se avete la lacrima facile come la sottoscritta, non dimenticate i fazzoletti!).

A Cartagena de Indias Gabriel García Márquez ha ambientato il romanzo “L’Amore ai tempi del Colera” ed esplorando la città potrete trovare ovunque tracce di Fermina Daza, Florentino Ariza e tutti gli altri indimenticabili personaggi che tanto abbiamo amato.
Camminare per le strade di Cartagena sarà come entrare in punta di piedi nelle pagine del romanzo e vi sembrerà quasi di poter scorgere la sagoma aggraziata di Fermina Daza tra le bancarelle del Portal de los Dulces, dove biscotti e pasticcini sono custoditi, oggi come allora, in grandi barattoli di vetro trasparente con al collo le targhette di legno con i nomi scritti in corsivo.
Poco lontano c’è il Portal de los Escribanos, dove Florentino davo sfogo alla sua passione scrivendo lettere d’amore su commissione e in Plaza Fernandez de Madrid ritroverete il “Parco dei Vangeli” con la casa paterna di Fermina Daza (è quella candida, con il balcone ricoperto di rampicanti e il portoncino con il batacchio a forma di pappagallo) e la panchina dove Florentino sedeva ad attendere il passaggio della sua amata.

Fuori dalla Ciudad Amurallada il Barrio Getsemani è un tripudio di vicoli colorati, farfalle gialle (una delle più famose immagini letterarie di García Márquez) e murales bellissimi, molti dei quali sono ovviamente dedicati a Gabo e al suo realismo magico.
E’ qui che si trova anche l’iconico Café Havana dove tirare tardi bevendo mojito al ritmo di salsa, suonata rigorosamente dal vivo da due diverse orchestre ogni sera.
La città è piena di bellissimi hotel ospitati negli antichi palazzi coloniali, di raffinate boutique dove acquistare abiti ed accessori di designer ed artigiani locali e di ristoranti tradizionali e gourmet che faranno la gioia dei foodies.
Qualche indirizzo per mangiare e dormire:
Celele, inserito tra i #theworlds50best, dove assaggiare un’incredibile cucina contemporanea con ingredienti provenienti da tutto il Caribe Colombiano.
Candelaria e Pink Dolphin Gastro Bar, rispettivamente per la cucina Nikkei (che è un mix tra sapori giapponesi e peruviani) e per i cocktail creativi che sono tra i migliori in città (entrambi sono ospitati all’interno del suggestivo boutique Hotel Casa La Factoria).
Ristorante Fernandez de Madrid (nella piazza omonima) per le birre artigianali 3 Cordilleras e i deliziosi “fritos colombianos” da gustare all’aperto, seduti ai tavoli ospitati nei balconcini del secondo piano.
Selina Cartagena è un un ostello che ospita anche Suite con bagni privati, area salotto, walking-in showers ed amenity kit bio. Le stanze sono arredate con pezzi vintage e di artigianato locale e la colazione, servita in terrazza, è a base di uova, frutta e avocado toast. Sul rooftop ci sono anche una piccola piscina e un ristorante che di sera si trasforma in disco-bar. Se viaggiate on a budget queste camere, che costano intorno ai 100/120 dollari a notte, possono essere una buona alternativa rispetto agli hotel della città vecchia che costano almeno il doppio.


Miss Bailing

Informazioni su Miss Bailing

Gypsetter, sognatrice, viaggiatrice entusiasta ed instancabile. La mia passione più grande sono i cavalli e il mio tesoro è Sero, un sauro di 30 anni con cui ho condiviso buona parte della mia esistenza. Come Emma Bovary anche io oscillo perennemente tra il mio lato mistico (che vorrebbe ritirarsi a meditare in un ashram indiano) e quello bohémien, il cui sogno nel cassetto è una chambre de bonne nel Marais.

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4 commenti su “#mytravels. A Cartagena sulle tracce di Gabo.

  • Nadia

    Carissima Roberta, ma che viaggio pieno di vita ed energia! Una sferzata di vitalitá e classe allo stesso tempo
    Ci sono altri posti che ti sono rimasti nel cuore in Columbia?
    Un abbraccio
    Nadia

    • Miss Bailing
      Miss Bailing L'autore dell'articolo

      Cara Nadia,
      grazie mille, sono davvero felice che questo racconto ti sia piaciuto!
      In Colombia purtroppo abbiamo visitato solamente Cartagena (sarei voluta arrivare fino ad Aracataca ma era davvero troppo complicata da raggiungere) e abbiamo dormito alcune notti a Bogotà, durante gli scali aerei da e per l’Ecuador e Panama.
      Leggendo ovunque che Bogotà è una città pericolosissima non le abbiamo dedicato il tempo che avrebbe meritato e ci siamo limitati a visitare il Museo dell’Oro (vale da solo un viaggio) e a cenare in uno dei tantissimi ristoranti della città inseiriti nei 50 World Best (abbiamo scelto El Chato ed è stata un’esperienza pazzesca).
      In realtà, dal poco che abbiamo avuto modo di vedere, Bogotà ci è piaciuta molto e abbiamo girato a piedi anche di sera nella zona G (G come gourmet) che è molto tranquilla.
      Speriamo di tornare presto in Colombia e di visitare altre zone del Paese perché ci sono bastati pochi giorni per innamorarcene!
      In generale posso dire che, dopo aver viaggiato per il terzo anno consecutivo in Paesi dell’America Centrale e del Sud (abbiamo iniziato nel 2021 quando l’Asia era ancora chiusa al turismo causa Covid), questa sta diventando un po’ la nostra destinazione preferita.
      Ora infatti, dopo aver visitato il Perù il mese scorso, stiamo già progettando Cile e Bolivia per il prossimo anno!
      Un abbraccio,
      Roberta

      • Nadia

        Carissima,
        avevo giá intuito che l’America Latina ti fosse entrata nel cuore.
        Non vedo l’ora di seguire i tuoi prossimi post dunque per poter prendere spunti preziosi
        Un abbraccio
        Nadia