
Se avete già letto il tragicomico resoconto del nostro viaggio in autobus da Dakar a Banjul e state iniziando a vacillare nel vostro proposito di visitare l’Africa Occidentale, forse questo nuovo racconto di viaggio potrà farvi ricredere.
Per quanto il Senegal non sia entrato di diritto nella lista dei miei Paesi del Cuore e mi abbia in un certo qual modo delusa, dopo le indimenticabili avventure vissute in Paesi come la Namibia, lo Zambia, il Malawi, il Botswana o il Mozambico, ha lasciato comunque il segno con i suoi colori sgargianti, con i suoi paesaggi malinconici (purtroppo soffocati dalla plastica), con i suoi piccoli ed incantevoli villaggi, con la decadente architettura coloniale e soprattutto con il cibo, che è in assoluto il più buono che abbia mai mangiato in tutta l’Africa sub-Sahariana!
Ma andiamo per ordine.
♥ Dakar:
Di solito sono abbastanza incline a trovare il bello anche nei luoghi più sgangherati e decadenti del pianeta e a volte basta un piccolo dettaglio a farmi innamorare di un luogo, ma con Dakar il colpo di fulmine non è proprio scattato.
Arrivando finalmente nella capitale del Senegal ed accorgendomi con costernazione che è una città irrimediabilmente brutta (a mala pena ingentilita dalle migliaia di nibbi bruni che volano instancabili nei suoi cieli e da qualche tramonto “cotton candy“), ho elaborato un pensiero: forse certi luoghi mitologici su cui, per un motivo o per l’altro, abbiamo fantasticato per tutta la vita (come per l’appunto Dakar o Timbuctu) non dovrebbero mai scontrarsi con la realtà, ma rimanere beatamente confinati nel mondo perfetto della nostra immaginazione!
Siamo sopravvissuti a Dakar per due giorni, uno all’andata ed uno al ritorno.
Il primo giorno, sopraffatti dall’organizzazione del nostro viaggio in autobus a Banjul e dall’acquisto di una SIM locale, abbiamo vagato senza meta fotografando le barche e i chicken bus colorati, qualche murales e monumento iconico e le immancabili facciate coloniali in stile Wes Anderson (l’Hotel de Ville e la Gare de Dakar, deturpata da bruttissime decorazioni natalizie) ed abbiamo finito per consolarci con una cena a base di ostriche e pesce fresco al Ristorante Lagon 1, uno scenografico pontile in legno affacciato su una piccola baia tranquilla nella zona Sud della città.
Al ritorno (era il 31 Dicembre) è andata decisamente meglio.
Abbiamo trovato una piccola guest house accogliente e colorata dove dormire e cenare (La Villa 126 Dakar, highly recommended!) e il primo Gennaio abbiamo visitato l’Isola di Gorée che ha un passato tragico (questo era uno dei maggiori centri di raccolta e detenzione nella vergognosa tratta degli schiavi tra West Africa ed Americhe) ma sembra appena uscita da un libro di fiabe africane con le sue facciate gialle ed arancioni, le persiane turchesi, i gatti sonnacchiosi, i vicoli ombrosi e le piccole bancarelle colorate.
A Gorée non ci sono automobili, le stradine sono acciottolate, la brezza marina accarezza le chiome degli alberi centenari e tutto è pace e bellezza!
♥ Il Delta del Sine Saloum:
Abbiamo trascorso tre giorni nel Delta e sono stati i più belli e rilassanti di tutto il viaggio, grazie alla meravigliosa famiglia che gestisce il piccolo lodge dove abbiamo dormito, che ha reso ogni momento assolutamente speciale.
Le Mariama Lodge sorge vicino Mbodiène ed è una piccola oasi di pace: no kids, un giardino ombroso, una piscina, camere semplici ed accoglienti e un grande tavolo comune dove consumare la cena tutti insieme (ospiti e padroni di casa), chiacchierando di viaggi ed avventure nel Continente Africano.
Marc ed Astou (belga lui e senegalese lei) hanno vissuto un po’ ovunque in Africa prima di fermarsi qui ed aprire questa piccola guest house che gestiscono con incredibile garbo e savoir-faire.
Qui abbiamo mangiato il cibo più buono di sempre e vissuto piccoli momenti indimenticabili.
Abbiamo accompagnato Astou a fare la spesa a piedi fino al minuscolo villaggio locale, dove le donne allestiscono ogni giorno un piccolo mercato alimentare; abbiamo cucinato insieme il buonissimo Thieboudienne (il piatto nazionale che è preparato semplicemente con pesce, verdure e riso, ma è di una bontà indescrivibile); una sera dopocena abbiamo camminato nel buio lungo un sentiero sabbioso, per raggiungere il vicino villaggio dove si celebrava una festa di fidanzamento, con suonatori di tamburi, danze, canti e coloratissimi abiti tradizionali.
Questo è il Senegal lontano dalle città, fatto di migliaia di baobab centenari, di piccoli villaggi, di minuscoli mercati, di musica, di colore e di tempi dilatati.
E’ il Senegal che troverete a Joal-Fadiouth, l’isola dove le strade e le case sono fatte di conchiglie e le due comunità locali, quella cristiana e quella musulmana, convivono in pace da secoli; o ancora nei villaggi sperduti del Delta, che sorgono all’ombra di antichi baobab ed enormi sicomori: qui si arriva solo in barca, dopo aver navigato tra le fitte mangrovie, ammirando migliaia di uccelli migratori che i locali chiamano con il nome evocativo di “secret noir”.
Nel Delta si viene per fare bird-watching, per ammirare il Baobab Sacré (32 metri di diametro e 850 anni di età) e per visitare il cimitero di Joal-Fadiouth, l’unico luogo al mondo dove le tombe orientate verso le Mecca sono affiancate da croci cristiane e dove, secondo le credenze popolari, gli enormi baobab offrono dimora ad antichi spiriti conosciuti con il nome di djin.
Ma il mio viaggio nel Delta era ispirato anche da una quarta motivazione!
Volevo assaggiare un piatto particolare che viene preparato solo in questo remoto angolo di Africa Occidedntale ed è addirittura un presidio Slow Food: il cuscus salato di miglio dell’Isola di Fadiouth, cucinato usando pesce, verdure, foglie di baobab e fiori di mangrovia.
La preparazione di questo piatto però è particolarmente laboriosa e per lo più casalinga e così Astou, perché non tornassi in Italia delusa, ha chiamato una delle sue amiche che conosceva la ricetta perché lo cucinasse appositamente per noi!
Non potete immaginare la mia gioia e la mia immensa gratitudine quando ho finalmente potuto assaggiare quello che per me rimane uno dei piatti più buoni in assoluto mangiati durante la mia lunga carriera di viaggiatrice!
♥ Saint-Louis du Senegal:
Molte delle mie mete di viaggio vengono scelte inseguendo una suggestione, un dettaglio o un’immagine scovata per caso in rete o su una rivista di viaggi.
Per Saint-Louis du Senegal l’elemento scatenante è stato “Il Piccolo Principe” o meglio il suo autore, l’aviatore francese Antoine de Saint-Exupéry che ha vissuto qui per alcuni anni, lavorando come pilota per l’Aéropostale.
Come se non bastasse Saint-Louis du Senegal è stata l’antica capitale della Françafrique, sorge proprio al confine con la Mauritania ed era tappa della mitica Parigi-Dakar, tutti buoni motivi per farmene innamorare prima ancora di metterci piede!
Così, lasciandoci alle spalle il Delta ci siamo messi in viaggio verso Nord, questa volta affidandoci al buon Abdoulaye e allo scarso comfort della sua vecchia IKCO Samand (una berlina iraniana a gas) per fare un salto indietro nel tempo, all’epoca gloriosa degli aviatori e degli avventurieri.
Parlando di architettura coloniale del West Africa una premessa è d’obbligo: non aspettatevi lo splendore dell’America Centrale o rimarrete irrimediabilmente delusi!
Saint-Louis du Senegal di certo non è Antigua Guatemala e la maggior parte dei suoi bei palazzi coloniali cadono a pezzi o sono stati restaurati malamente, ma c’è qualcosa nell’aria che vi conquisterà comunque: la luce liquida, il vento che scompiglia le chiome delle palme sottili, l’atmosfera sonnolenta, le facciate sbiadite ornate da balconcini decadenti, i cortili segreti, le enormi bouganville in fiore, i tramonti infuocati e gli immancabili baobab polverosi.
Qui le giornate scorrono lente e si inganna il tempo visitando mostre fotografiche e vecchi musei, curiosando tra i negozietti di artigianato, le boutique dei giovani designer (non perdetevi per nulla al mondo quella di Rama Diaw) e le botteghe dei sarti locali, che vendono per pochi euro sgargianti Kaftan multicolore.
Fermatevi a sorseggiare un jus de bissap a l’Hôtel de la Poste, dove negli anni ’20 e ’30 alloggiavano i piloti della Compagnie Générale Aéropostale: Jean Mermoz, Antoine ded Saint-Exupery e i loro compagni d’avventura a cui è dedicato il vicino Musée Aéropostale; l’albergo, con la sua estetica affascinante e decadente, è un omaggio al mondo dell’aviazione con le vecchie foto in bianco e nero, le mappe dell’Africa e i manifesti originali delle compagnie dell’epoca, quelle dei primi voli transoceanici tra Parigi e Santiago del Cile.
Saint-Louis sorge su una delle isole nella foce del fiume Senegal, è collegata alla terraferma da un imponente ponte di ferro a nove arcate ed è un piccolo mondo a parte, con i suoi graziosi boutique hotel ospitati nelle vecchie case coloniali e i ristorantini eleganti dove, ahimè non c’è più traccia di piatti tipici come le triglie farcite à la Saint-Louisienne, ma si possono assaggiare tapas, curry ed altre pietanze trendy, forse più adatte ai palati europei.
Due giorni sono sufficienti per esplorare in lungo e in largo la città e godervi la sua atmosfera magica.
Un’unica raccomandazione: scegliete con cura l’hotel dove dormire perché la città, che di giorno è semi-deserta e sonnacchiosa, di notte si trasforma e si riempie di folle vocianti, traffico e frastuono di ogni genere e quindi, se come me avete il sonno leggero, sarete messi a dura prova!
Noi abbiamo dormito al Siki Hotel che è davvero delizioso ma purtroppo avevamo una stanza affacciata su una via laterale molto rumorosa, vi raccomando quindi di prenotare con largo anticipo e di chiedere una delle camere affacciate sul cortile interno!













Grazie mille Miss Bailing,
sei il TOP, con i tuoi consigli prezioni posso organizzare un viaggio senza sprechi di tempo in luoghi insulsi e concentrarmi di piú sulle esperienze dove vale la pena.
Foto bellissime, anche se non é il massimo come destinazione, ho voglia di partire ugualmente per il cibo ed i colori.
Un abbraccio ed alla prossima avventura!
Nadia
Sono sicura che alla fine l’atmosfera, i colori e il cibo faranno la loro magia e sarà un viaggio bellissimo!
Noi alla fine, nonostante i disagi, la ricordiamo come una bella avventura e stiamo per tornare in Africa Occidentale anche se stavolta un pochino più a Nord: prossima destinazione Mauritania e credo che sarà in assoluto il viaggio più spartano ed avventuroso di sempre 😀
Andremo dal Marocco a Dakhla in Western Sahara, poi da lì in autobus fino al confine con la Mauritania (però stavolta abbiamo prenotato i biglietti con largo anticipo quindi niente chicken bus :-D) e da lì nel deserto fino all’antica città di Chinguetti.
Speriamo bene 😀
Un abbraccio e a presto!
Grazie mille per le informazioni utissime!
Dakar allora ci rimarrei il tempo necessario per visitare l’ile de Goree e poi scappare, tra l’altro I Senegalesi che conosco mi hanno detto tutti che è pericolosissima
Anche io voglio vedere St Louis ed il Delta ed approfitterò delle vostre esperienze.
Un abbraccio
Nadia
Sono felice di esserti stata utile in qualche modo e non vedo l’ora di sapere le tue impressioni su questo viaggio 🙂
Un abbraccio!