Wine Travels. La Cantina Valpolicella Negrar.


Se qualcuno mi chiedesse con quale parola identificare la Valpolicella penserei subito ad “Ospitalità”.
L’Ospitalità di chi ha trasformato il proprio casale in un B&B di charme, di chi ha fatto sì che l’ospite possa svegliarsi in mezzo ad una vigna di Amarone, di chi ha aperto una Cantina tanto tempo fa e continua ad aprirla ogni giorno anche adesso, e di chi propone passeggiate tra i vigneti e degustazioni allettanti per permetterci di scoprire i vini di alto livello di questa zona.
Ed è stato proprio durante una deliziosa fuga in Valpolicella che abbiamo scoperto le origini dell’Amarone presso la Cantina Negrar.
L’Amarone è uno dei vini rossi più apprezzati al mondo e fu tenuto a battesimo negli anni ’30 del secolo scorso proprio in questa Cantina, che ne coniò il nome.
La nascita di questo vino ha un non so che di leggendario e, come accade spesso per le grandi invenzioni, anche l’origine dell’Amarone si deve (almeno in parte) al caso.
Nel 1936 infatti, nelle cantine di Villa Mosconi ad Arbizzano, frazione di Negrar e sede al tempo della Cantina Sociale Valpolicella, il cantiniere Adelino Lucchesi si accorse di aver lasciato fermentare troppo a lungo una botte di Recioto, il vino allora più importante della Valpolicella, molto apprezzato per la sua dolcezza; e il direttore del tempo, Gaetano Dall’Ora, si accorse con grande sorpresa di non avere nel bicchiere un “Recioto andato in amaro”, ma un grande “Amarone”.
Questo e tanti tanti altri aneddoti potrete scoprirli voi stessi partecipando ad un tour nella Cantina Negrar, dove si può visitare il caveau che custodisce la prima bottiglia di Amarone (imbottigliata nel 1939), ma anche il suggestivo fruttaio storico dove sono illustrati i metodi usati nel tempo per appassire le uve: dalle uve stese a terra ai picai (corde sottili pendenti dalle travi del soffitto cui venivano legati i grappoli) e dalle uve stese sulle arele (graticci di canne di bambù usati anche per l’allevamento dei bachi da seta) ai plateau in legno.
Nella stessa sala, sono esposti anche una quarantina di campioni di uve autoctone, alcune rare e pressoché sconosciute, a testimonianza del lavoro di ricerca e riscoperta di antichi vitigni; vi assicuro che sarà molto emozionante assaggiare qualche acino e provare a individuare le differenze che sono da attribuirsi non solo alla qualità d’uva, ma anche alla terra, al sole e al vento.
Altra tappa del tour è la visita all’imponente Bottaia d’Autore, dove sono protagonisti serbatoi, barrique, tonneaux e soprattutto le grandi botti in rovere di Slavonia usate per invecchiare i vini rossi.
Ideale conclusione della visita è l’accogliente sala degustazione “Domini Veneti”, che omaggia nel nome la Serenissima che un tempo dominava anche in Valpolicella, e dove potrete finalmente degustare i vini insieme a piccoli assaggi di salumi, formaggi e dolci della tradizione.
Una visita alla Cantina Negrar che produce più di 7 milioni di bottiglie all’anno rappresenta il punto di partenza ideale per esplorare la Valpolicella, un territorio che non è solo votato al vino ma è anche ricco di testimonianze culturali, paesaggi incantevoli e prodotti gastronomici d’eccellenza.
Tanto più che la Cantina organizza anche eventi particolari come le cene e i pranzi a tema a base di Recioto e le escursioni a piedi per scoprire sentieri, vigneti e bellezze storico artistiche della vallata negrarese, che ovviamente possono culminare con un pranzo e una visita con degustazione!

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Linda

Informazioni su Linda

37 anni, insegnante, viaggiatrice e un sogno: poter correre nei musei come Jules e Jim. Ama fare e disfare le valigie, crede che sia bello partire e anche ritornare. Odiava Milano ed ora non riesce più a farne a meno. È diventata la città che può chiamare casa.

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