I paradossi dell’amore. 2


In questi giorni (dopo l’ennesimo week end romano, fatto di gare e corsi di aggiornamento), sono così stanca da essere praticamente narcolettica: appena tocco il divano mi addormento a tempo di record.
Poiché la visione di un “filmone” in dvd sarebbe un’impresa superiore alle mie forze in queste condizioni, ieri sera mi sono accontentata di guardare un film leggero e grazioso in TV: “Prime” con Uma Thurman e Meryl Streep.
Deliziosa l’ambientazione: la Manhattan fashion e cosmopolita di studi fotografici, mostre d’arte, week end agli Hamptons e vernissage (la parola vernissage mi fa sempre sorridere, prima o poi mi deciderò a raccontare il perché).
Sempre assolutamente chic gli abiti della Thurman (credo di non averla mai vista così ben vestita!).
Sempre divertente ed ironica Meryl Streep (anche se, dopo “Il diavolo veste Prada”, mi fa uno strano effetto rivederla nei vecchi ruoli “sciatti”).
La storia invece si basa su un presupposto per me inconcepibile, e si evolve lasciando da parte uno scontato happy end ed optando invece per una soluzione dolce-amara ma originale, e che senz’altro da modo di riflettere.
Il presupposto per me inconcepibile è l’innamoramento della bella Rafi (37enne divorziata e piena di insicurezze) per David (23enne pittore talentuoso, in cerca della sua strada).
Benché io ammetta di essere uscita per due settimane con un 17enne quando avevo 23 anni, e benché ammetta che era molto più carino, dolce e premuroso della maggior parte di quelli più grandi con cui ero solita uscire (mi portò una notte d’estate a fare un giro con la sua vespa 50 nel parco pubblico della mia città, ovviamente chiuso al traffico, con il vento tiepido tra i capelli e milioni di stelle in cielo che si riflettevano nel laghetto dei pesci rossi: romanticissimo!), sono anche sicura che non potrei mai innamorarmi di un uomo tanto più giovane di me.
E infatti il film affronta proprio questo tema, la difficoltà di amare una persona tanto diversa per carattere, stile di vita, (religione), classe sociale, modo di essere, priorità, aspirazioni, aspettative…
E la conclusione è che, quando due persone si amano moltissimo, non sempre è necessario (o opportuno) stare insieme.
Questo mi riporta alla mente una breve scena tagliata di In the mood for love”: il colloquio a Singapore tra Su Li-Zhen e Ah-Ping.
(Ah-Ping: Desidero solo rivederla… A volte quando ripenso al passato trovo che va bene così. Quando ami qualcuno non è sempre necessario stare insieme… non pensi?
Su Li-Zhen: Se un giorno lo vedrai… non dirgli che ero qui).

E una riflessione: quando si ama qualcuno che evidentemente non è adatto a noi e non può farci felici, è più saggio accanirsi nel tentativo di far funzionare le cose, magari cercando disperatamente di cambiare l’altro e di renderlo più simile ai nostri desideri, senza curarci di infliggerci reciprocamente sofferenza e colpi bassi; o è più saggio rinunciare, ed accontentarsi di custodire nel cuore almeno la dolcezza dei bei ricordi?


Miss Bailing

Informazioni su Miss Bailing

Gypsetter, sognatrice, viaggiatrice entusiasta ed instancabile. La mia passione più grande sono i cavalli e il mio tesoro è Sero, un sauro di 30 anni con cui ho condiviso buona parte della mia esistenza. Come Emma Bovary anche io oscillo perennemente tra il mio lato mistico (che vorrebbe ritirarsi a meditare in un ashram indiano) e quello bohémien, il cui sogno nel cassetto è una chambre de bonne nel Marais.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.

2 commenti su “I paradossi dell’amore.