#travels. Sarajevo mon Amour.


Talvolta accade che t’innamori quando meno te lo aspetti, quando sei preso da qualcos’altro o non ci pensi e così è successo a me, quando mi sono innamorata di Sarajevo.
Una meta insolita e una destinazione speciale questa città, capitale della Bosnia Erzegovina, la cui storia moderna è legata alla guerra che ha diviso la ex Jugoslavia dopo la morte di Tito e al più tragico assedio dell’epoca moderna durante il quale la città ha vissuto ben 1425 giorni di violenza e distruzione!
Ed io mi sono approcciata con i ricordi di questa guerra vista al telegiornale ad un viaggio che mirava proprio all’incontro con chi ha vissuto quegli anni terribili e all’avvicinamento ad una realtà sociale che versa ancora in gravi condizioni di difficoltà, nonostante siano passati tanti anni dalla fine del conflitto.
Nel mio approccio confesso però di aver sottovalutato il fascino che avrebbe potuto esercitare su di me questa città, che per secoli ha accolto e metabolizzato tutte le culture e le tradizioni di chi è soltanto passato e si è anche fermato qui.
Sarajevo rappresenta l’incontro tra Oriente ed Occidente e qui, a breve distanza, convivono tra loro edifici religiosi Cristiani, Ortodossi, Musulmani ed Ebraici; il suggestivo quartiere ottomano confina con il più elegante quartiere Austro-ungarico e percorrendo la via principale le architetture cambiano volto e si aprono allo sguardo angoli bellissimi e piazze che regalano incantevoli spazi scenografici.
L’atmosfera più romantica si respira sulle sponde del grande fiume Miljacka che scorre da Est ad Ovest ed è attraversato da numerosi ponti, alcuni di origine antichissima ed altri conosciuti per gli eventi storici che li hanno visti protagonisti, come il Ponte Latino tristemente noto per l’assassinio dell’Arciduca Francesco Ferdinando.
Nel quartiere ottomano Baščaršija di respira un’atmosfera tipicamente orientale e passeggiando tra i suoi vicoli si incontrano piccoli laboratori artigianali e locali suggestivi dove mangiare, bere e fumare i narghilè.
La cultura, l’arte e la storia di Sarajevo sono vive e perseverano in una sorta di “resistenza culturale” alimentata da un gran numero di intellettuali, artisti o semplici cittadini, tutti impegnati nell’impresa di costruire una nuova società e un benessere che passi attraverso la cultura, l’educazione alla pace e l’ impegno a sostenere i più deboli (soprattutto bambini, orfani e poveri).
Durante il mio viaggio ho avuto la fortuna di incontrare alcune di queste persone, che mi hanno trasmesso il loro entusiasmo e la loro grande energia.
La più grande emozione l’ho provata nel passeggiare e parlare (con il mio pessimo francese) con il Generale Divjak, proprio sulla via principale dell’ultimo quartiere liberato dall’assedio.
Durante la nostra passeggiata sono rimasta colpita dall’accoglienza della gente e dalla reazione dei passanti: il generale salutava e stringeva le mani a tutti e solo in quel momento ho capito di trovarmi in compagnia di un eroe nazionale, riconosciuto ed amato da tutti ed accolto con grande emozione.
Con lui ho visto la città dall’alto del Cimitero Ebraico, in una giornata di primavera con il cielo azzurro e il verde puro degli alberi, e ho ascoltato i racconti dei giorni duri della guerra narrati però con la grande ironia che caratterizza i popoli balcanici ed arricchiti da piccoli aneddoti e barzellette.
Ho scoperto così che l’ironia in Bosnia è fondamentale, che le barzellette e le battute umoristiche non risparmiano niente e nessuno e che questa forse è stata la loro grande salvezza.
Non meno importante e significativo è stato il mio incontro con Zoran Herceg, artista e giornalista che ha studiato in Italia all’accademia di Brera, ed è stato suo malgrado testimone dell’epoca dell’assedio durante il quale era solo un bambino; anche in lui ho trovato energia, positività e un grande entusiasmo per quello che c’era prima e per ciò che si potrà fare in futuro.
Gli incontri con tante persone speciali di età, sesso e religioni diverse hanno arricchito la percezione positiva di questa città così permeata di fascino e bellezza ed inevitabilmente sento già il richiamo a tornare, per approfondire la conoscenza con Sarajevo, per godere ancora dei suoi romantici tramonti, delle luci soffuse e dei colori avvolgenti, per passeggiare di nuovo lungo il fiume e sedermi a bere il tè tra ragazzi innamorati che si baciano e ragazze che si abbandonano alle loro confidenze, bellissime ed eleganti come ai tempi della guerra, quando uscire ben vestite e truccate nonostante i cecchini era quasi una forma di resistenza.

Travel tips:
Sarajevo è ricca di eventi culturali e festival dedicati a cinema, musica e fotografia.
I suoi musei conservano grandi testimonianze del passato e attraverso i suoi luoghi di culto in un solo giorno si possono conoscere e approfondire almeno 4 religioni diverse!
Salite sulla terrazza dell’Avaz Twist Tower (modernissima e con ascensore panoramico) e su quella dell’Hotel Hecco Deluxe che si affaccia sulla Vječna vatra, la fiamma eterna che commemora le vittime della Seconda Guerra Mondiale; visitate i resti dell’antico caravanserraglio e, se amate gli scacchi, fermatevi a giocare una partita in piazza e a fare amicizia con i locali.
Visitate i mercati e comprate il miele biologico (il più buono che abbia mai assaggiato!) e il succo di melograno appena spremuto dai venditori ambulanti; lasciatevi guidare dall’odore del pane e delle focacce calde e fermatevi ad ammirare le vetrine opulente delle pasticcerie che espongono i Lokum, dolci gelatinosi al retrogusto di noce che si accompagnano al caffè; assaggiate la cucina tradizionale balcanica o quella etnica di influenza orientale; viaggiate in tram anche se i taxi costano pochissimo e concedetevi un brunch o un cocktail da Woki, localino moderno e smart.

Sarajevo da leggere:
Ovvero tre libri per conoscere una città speciale e la verità sulla guerra e sulla tenacia di chi l’ha vissuta e la vuole superare, dando vita ad una società migliore, incentrata sull’educazione e sulla pace.
 I custodi del Libro di Geraldine Brooks.
Avvincente ed interessante questo libro narra il grande mistero legato a un prezioso manoscritto del 1300, l’ Haggadah di Sarajevo, da sempre al centro di feroci dispute e che in tanti hanno protetto a costo della vita.
 Sarajevo mon Amour di Jovan Divjak.
Il racconto dell’assedio, così come lo ha vissuto l’autore che era in prima linea nella resistenza.
Vero, onesto e intenso.

 Venuto al mondo di Margaret Mazzantini.
Una storia d’amore e di guerra che tocca grandi temi come la maternità e l’amicizia, tra passato e presente.

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Correspondances

Informazioni su Correspondances

Poliedrica, eclettica, versatile, creativa, a tratti confusa, raminga ma in cerca di un centro di gravità permanente. In divenire e si fa largo "à travers des forêts de symboles". Pochi punti fermi: arte, moda, spettacolo, se possibile con una visione etica. Passioni: fotografia e viaggi, bussola puntata ad Est. Nell'attesa legge Terzani e visita musei etnografici ed archeologici.

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