#NatureIsWaiting. Il nuovo Kanken Totepack di Fjallraven e le mie riflessioni sul 2020.



Di solito non sono una persona superstiziosa ma credo che, dopo aver vissuto questo 2020, diffiderò per sempre degli anni bisestili: il 31 Dicembre del 2019 ero come al solito in viaggio e se qualcuno mi avesse detto che da lì a poche settimane un virus sconosciuto avrebbe sconvolto (e in molti casi distrutto) la vita di milioni di persone in giro per il mondo avrei sorriso, consigliandolo di guardare meno film catastrofisti.
Sta per arrivare Maggio e buona parte di questo 2020 ci è sfuggito tra le dita, in una sorta di incubo ad occhi aperti: molti si sono ammalati, hanno perso i propri cari o il lavoro e ricorderanno per sempre questo anno come il peggiore della loro vita.
Ma anche i più fortunati (quelli che non si sono ammalati ed hanno ancora una fonte di reddito) hanno perso qualcosa di molto prezioso: la libertà, che abbiamo sempre considerato così scontata da dargli forse troppo poco peso, ma che sicuramente oggi, dopo quasi 50 giorni di arresti domiciliari, rimpiangiamo amaramente.
Sarà che questa incredibile privazione della libertà personale è arrivata come una sorta di stillicidio (un po’ per volta e senza sapere come si sarebbe evoluta e quando sarebbe finita) o sarà che il genere umano in fondo ha buone doti di resilienza, fatto sta che stiamo tirando avanti, adattandoci al tempo presente.
La mia vita prima del Covid19 era una vita nomade fatta di almeno un viaggio al mese: c’erano ovviamente mesi in cui ero in giro solo per pochi giorni, ma anche mesi in cui dormivo a casa per non più di due o tre notti, di ritorno da un viaggio e in partenza per un altro.
Nel 2019 sono tornata per la quarta volta in India, visitando Pondicherry e il Tamil Nadu, ho fotografato le fioriture primaverili a Parigi e i campi di tulipani in Olanda, ho trascorso 10 giorni in Iran con la mia amica del cuore, sono volata in Islanda e ho raggiunto via nave le Isole Faroe; sono tornata per l’ennesima volta nel Regno Unito e ho visitato per la prima volta la Polonia; ho trascorso le vacanze estive veleggiando a bordo di un catamarano in Croazia e la fine dell’Estate in Malesia, tra GeorgeTown, Langkawi e l’isola privata di Pangkor.
Infine ho concluso un anno bellissimo depennando dalla mia bucket list una delle destinazioni che sognavo da tutta una vita: la Giordania con la magica Petra e lo sconfinato deserto del Wadi Rum e il 31 Dicembre l’ho trascorso nuotando tra i pesci multicolore di uno dei tanti giardini di corallo di Aqaba.
Avevo tanti progetti anche per questo 2020, ma la maggior parte sono stati spazzati via da qualcosa che stento ancora a comprendere fino in fondo.
Così quando gli amici di Fjallraven, che sono stati fedeli compagni di viaggio in tante avventure (dal Canada alla Lapponia e dall’Islanda alle Isole Faroe) mi hanno proposto di testare e fotografare il nuovo Kånken Totepack ho esitato un po’ prima di accettare: dove poteva accompagnarmi questa nuova borsa che si trasforma in uno zainetto, visto che i miei unici spostamenti da quasi 50 giorni a questa parte sono quelli sul tragitto casa-supermercato e ritorno?
Ma poi, approfondendo un po’ il progetto, mi è piaciuto il messaggio che si voleva dare: quello di trasformare questa borsa in una sorta di dream box, dove mettere sogni, desideri e buoni propositi per la vita “post coronavirus”.
Un messaggio non solo di speranza quindi, ma anche di pazienza e di resilienza.
Kånken Totepack è realizzata in un tessuto leggero e resistente (il G-1000® HeavyDuty Eco S, composto da poliestere riciclato e cotone biologico) ed è green e comoda come tutti i prodotti Fjallraven, pensati per l’incontro con la Natura.
Il motto dell’azienda svedese è infatti “Nature is Waiting”, e credo che non sia mai stato attuale come oggi: la Natura è là fuori, ad aspettarci più bella che mai, e finalmente ha potuto prendere una boccata d’ossigeno perché tutto il genere umano (che è costretto a rimanere immobile in un tempo sospeso) le sta restituendo suo malgrado un po’  degli spazi usurpati.
La verità è che, mentre noi siamo chiusi in casa, il Pianeta respira e questa è francamente l’unica consolazione che rallegra la mia prigionia.
Che cosa voglio mettere dunque nella mia borsa dei desideri?
Innanzitutto una riflessione: quella che il coronavirus è stato un po’ la classica goccia che ha fatto traboccare il vaso, causando l’implosione di un sistema non più sostenibile.
Avremo imparato la lezione e ne faremo tesoro quando torneremo alla normalità? O dovremo ritagliarci una normalità nuova e diversa? Francamente non ne ho idea perché, se è vero che il genere umano è resiliente, è anche vero che è affetto dalla gravissima sindrome che Freud chiamò “coazione a ripetere”.
Io, nel mio piccolo, cercavo di vivere una vita il più possibile green anche prima del coronavirus ed ero una consumatrice ed una viaggiatrice consapevole, attenta all’aspetto etico e sostenibile del comprare, del mangiare e (pur prendendo molti aerei l’anno) del viaggiare.
Un difetto enorme però ce l’avevo anche io: quello di non dare alcun valore al Tempo, nel senso che ero assolutamente incapace di vivere il qui ed ora.
E quindi nella mia borsa dei desideri voglio mettere soprattutto il Tempo, quello per fermarsi, respirare e godere di ogni singolo istante, anche quello all’apparenza più insignificante.
Negli ultimi anni, durante il poco tempo che trascorrevo a casa, ero sempre assorbita dal lavorare ai miei nuovi progetti di viaggio, senza godermi le piccole cose del vivere quotidiano.
E invece quando viaggiavo ero così sopraffatta dalla frenesia di fare e vedere e dall’ossessione dei contenuti perfetti (scatta, gira un video, fai volare il drone, non va bene, rifai tutto da capo) da non godermi quasi nulla delle mie esperienze.
E così negli ultimi anni i miei viaggi sono stati maratone contro il tempo, contro il jet lag, contro le condizioni meteo avverse e contro le folle dei turisti, ossessionata da un’ansia da prestazione continua che sciupava ogni istante di pura bellezza.
Qualche esempio? La notte prima di visitare la moschea rosa a Shiraz non ho dormito, tanto ero preoccupata all’idea che fosse troppo affollata per scattare una bella foto e quando ho visto per la prima volta il Tesoro di Petra spuntare alla fine del Siq il mio “Oh…” di meraviglia è durato 3 secondi subito spazzato via dal “presto, veloci, corriamo nelle postazioni già studiate a tavolino per scattare le foto!”
Quando tornerò a viaggiare vorrei prendermi del Tempo per assaporare gli istanti, i colori, i sapori, i suoni e gli odori, ritagliandomi dei piccoli spazi solo per me, dai quali saranno banditi macchina fotografica, cellulare, GoPro e drone.
Magari quei momenti speciali ve li racconterò a parole qui sul blog, invece di doverveli per forza raccontare attraverso immagini e video patinati su Instagram.
E poi naturalmente nel mio Kånken Totepack dei desideri voglio mettere tanti nuovi viaggi che per ora posso vivere solo con gli occhi dell’immaginazione.
Come questi che vedete in foto e che ho vissuto rimanendo tra gli alberi di ciliegio del mio giardino, con indosso la mia fidata borsa a tracolla piena di fiori e l’immancabile cappello di paglia.

Sognando sono stata sulla cima dell’Everest e in Arabia Saudita, nella mitica Al Ula.
Il campo base dell’Everest avrei voluto raggiungerlo in elicottero due mesi fa, durante il mio viaggio in Nepal, poi tra un contrattempo e l’altro alla fine sono volata fino al Mardi Himal per ammirare la sagoma inconfondibile del Machapuchare, la montagna sacra ed inviolata, ed è stato bellissimo comunque, ma il progetto dell’Everest mi è rimasto nel cuore e un giorno chissà…
L’Arabia Saudita, che ha da pochissimo aperto le sue porte ai visti turistici era invece nei miei piani di viaggio per il prossimo Novembre… e forse ve la racconterò davvero, coronavirus permettendo!

Sognando ho camminato lungo  la Train Street di Hanoi e sono tornata nella mia amatissima India, in quel Rajasthan magico e misterioso visitato 12 anni fa, nell’era ante-Instagram.
In Vietnam (e in Laos) spero di riuscire ad andare davvero  tra pochi mesi: ho già i biglietti aerei prenotati ed un itinerario di 18 giorni tra Bangkok, Luang Prabang, Hanoi, Ha Long Bay, Hoi An e Hue; in India invece tornerei di continuo perché quella è, e rimane, la mia unica Terra delle Meraviglie che non vedo l’ora di esplorare ancora.

E infine, sempre sognando, ho ammirato i ghiacci imponenti  del Perito Moreno e le cupole scintillanti della Via della Seta: due destinazioni per le quali non ho ancora una data certa ma che non vedo l’ora di depennare dalla mia bucket list.
Cercate anche voi un fidato compagno per i vostri viaggi futuri?
Sul sito ufficiale di Fjallraven potrete trovare tutte le informazioni sulla nuova Kånken Totepack e su tutti gli altri prodotti dell’azienda Svedese.
Naturalmente potete acquistare tutto quello che desiderate nello store online ma vi raccomando, non appena sarà di nuovo possibile, di preferire gli acquisti nel negozio più vicino a voi  (che potete trovare qui) per supportare l’economia locale in questo momento di grande difficoltà!


Miss Bailing

Informazioni su Miss Bailing

Gypsetter, sognatrice, viaggiatrice entusiasta ed instancabile. La mia passione più grande sono i cavalli e il mio tesoro è Sero, un sauro di 30 anni con cui ho condiviso buona parte della mia esistenza. Come Emma Bovary anche io oscillo perennemente tra il mio lato mistico (che vorrebbe ritirarsi a meditare in un ashram indiano) e quello bohémien, il cui sogno nel cassetto è una chambre de bonne nel Marais.

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