#mytravels. Itinerario on the road tra Botswana e Namibia. 2



La scorsa Estate abbiamo trascorso tre settimane in Africa viaggiando on the road tra il nord del Botswana e la Namibia.
Ecco il nostro itinerario e qualche consiglio di viaggio.
♥ Noleggio auto.
Noi abbiamo noleggiato una Suzuki Jimny 4X4 con l’agenzia Namibia2Go.
Questo modello di auto è il più economico e il più piccolo in circolazione in Namibia, ma è perfetto se viaggiate in due: noi avevamo 3 valigie da stiva, due trolley e due zaini e siamo riusciti a stiparli senza alcun problema nella nostra macchinina!
Namibia2Go offre una copertura assicurativa totale (anche sui cristalli) permette di spostarsi da un Paese all’altro senza spese aggiuntive per il border crossing ed ha una “one way fee” davvero conveniente.
La nostra piccola e fedele Jimny ci è stata consegnata letteralmente a domicilio, nel nostro hotel di Kasane in Botswana, e l’abbiamo restituita 3900 km dopo nella sede Namibia2Go di Windoekh, in Namibia.
Come se non bastasse, nel prezzo del noleggio sono compresi anche i transfers dalla sede di Namibia2Go al vostro hotel di Windhoek e /o all’aeroporto.


♥ Dal Botswana alla Namibia attraverso il Dobe border post.
Dopo aver trascorso tre giorni nel Chobe National Park ed essere entrati in possesso della nostra macchina abbiamo fatto tappa all’Elephant Sands Bush Lodge e al Planet Baobab, due strutture uniche nel loro genere di cui vi ho già parlato qui.
Salutati con un pizzico di nostalgia i paesaggi lunari e
i Baobab millenari dei Makgadikgadi Salt Pans abbiamo trascorso la nostra ultima notte in Botswana in un piccolo motel di Maun (il Mokoro Lodge, economico e pulito con ristorante e parcheggio privato) prima di affrontare la tappa più lunga e faticosa dell’intero viaggio: 678 km di strade sterrate nel mezzo del nulla, attraversando il confine tra il Bostwana e la Namibia in uno dei border post meno frequentati del continente africano, quello di Dobe, per arrivare finalmente a Grootfontein.
Confesso di aver rimuginato moltissimo sulla fattibilità di questo itinerario, anche visto e considerato che ero riuscita a trovare notizie di un solo ed unico distributore di benzina tra Maun e Grootfontein, nel piccolissimo agglomerato urbano di Tsumkwe, il primo che si incontra in Namibia dopo aver attraversato il confine.
Su un forum di Facebook un paio di viaggiatori mi avevano confermato di aver effettivamente percorso quella strada qualche anno prima, ma almeno altri dieci avevano cercato di dissuadermi, consigliandomi invece di percorrere il più easy Caprivi Strip, qualche centinaio di km più a Nord.
Inutile dirvi che mi sono incaponita, pur non avendo nessuna certezza su quell’unica filling station, e che ho deciso in totale autonomia (minimizzando i miei dubbi con il Signor G.) che valeva la pena di rischiare.
Così, una volta arrivati al posto di confine, la prima cosa che ho chiesto con grande trepidazione ai funzionari doganali che timbravano i nostri passaporti è stata “Esiste davvero una stazione di benzina a Tsumkwe?”.
E quando mi hanno risposto ridendo che sì, esisteva davvero, ho tirato un enorme sospiro di sollievo e il nostro viaggio è proseguito senza intoppi fino a Grootfontein.
Qui abbiamo dormito al The Farm Shop, una vera e propria azienda agricola con camere un po’ spartane ma proprietari meravigliosamente gentili ed accoglienti che ci hanno servito una delle cene vegetariane più buone di sempre (interamente preparata con i prodotti del loro orto) e una fantastica colazione con uova fresche, enormi papaye a km zero e decine di marmellate home-made!

Travel tip: Non dimenticate di fare scorta di cibo ed acqua a Maun perché percorrendo questo itinerario non incontrerete quasi nessun centro abitato e il drugstore di Tsumkwe è pochissimo rifornito.
Lungo la strada in compenso troverete molti posti di blocco veterinari: controllano che i campeggiatori non trasportino da una regione all’altra carne cruda per i barbecue e sequestrano sacchetti di plastica e taniche dell’acqua vuote per arginare l’inquinamento.

♥ L’Etosha National Park.
Dopo esserci lasciati alle spalle Grootfontein abbiamo proseguito verso l’Etosha National Park, guidando per nemmeno due ore su strade meravigliosamente asfaltate e raggiungendo il parco in tarda mattinata.
Confesso di non aver amato particolarmente l’Etosha con i suoi paesaggi aridi e lunari ma solo perché, dopo i meravigliosi safari in barca nel Chobe National Park. vedere gli animali affollarsi intorno alle poche pozze d’acqua artificiali dell’Etosha mi ha davvero rattristata.
Per il nostro soggiorno abbiamo scelto due bellissimi hotel fuori dai cancelli del parco: l’Emanya at Etosha Game Lodge, che dista circa 40 minuti dal Namutoni Gate e il Gondwana Etosha King Nehale che sorge a pochi metri dal Gate omonimo.
L’Emanya ha aperto i battenti da poco ed è un’oasi di pace e frescura, con camere lussuose in stile minimal, una spettacolare piscina e un punto di osservazione affacciato su un piccolo water hotel dove gli animali vengono a bere al tramonto.
Purtroppo il lodge è troppo distante dal Namutoni Gate per permettere agli ospiti di uscire dal Parco nelle ore più calde e rientrare prima del tramonto ma, soggiornando qui, abbiamo deciso di concederci qualche ora di relax a bordo piscina per riprenderci dalle fatiche del viaggio on the road e non ce ne siamo pentiti.
Il King Nehale è invece arredato in uno stile africano fusion ed eccessivo, con un tripudio di colori sgargianti che si mescolano all’animalier e con decorazioni quasi barocche.
Tutte le camere hanno una plunge pool privata affacciata sul tramonto e sale da bagno sontuose.
Travel tip: come ospiti del King Nehale potrete accedere a due pozze d’acqua private all’interno dell’Etosha National Park e quest’esperienza incredibile vale da sola il viaggio! Noi siamo stati così fortunati da essere gli unici due ospiti a prenotare l’escursione (il costo è di circa 50 euro a persona) ed abbiamo trascorso un pomeriggio indimenticabile, ammirando decine di elefanti, zebre e giraffe ed avvistando perfino un rinoceronte!

♥ Swakopmund, Walvis Bay e Spitzkoppe.
Dopo aver trascorso due giorni esplorando l’Etosha National Park abbiamo guidato verso Sud-Ovest, per visitare la spettacolare costa Atlantica.
Purtroppo qui è arrivata la prima cocente delusione di tutto il viaggio, in forma di nebbia fittissima e clima gelido.
Se infatti i mesi di Luglio ed Agosto sono i migliori per visitare l’interno del Paese e l’Etosha, non si può dire lo stesso per la costa Atlantica che, durante l’Inverno Australe, è funestata da un clima che definire ostile è quasi un eufemismo!
L’escursione a Walvis Bay, con le sue altissime dune di sabbia rossa che si gettano a capofitto nelle onde dell’Oceano, è stata comunque spettacolare ed adrenalinica ma il cielo plumbeo, la nebbia e il vento gelido hanno dato una bella mazzata ai miei sogni ad occhi aperti ed ho vissuto il più classico esempio di Instagram vs. Reality.
Swakopmund è una cittadina costiera senza grosse attrattive a parte qualche edificio coloniale in stile tedesco, un bellissimo pontile da dove ammirare il tramonto (vento gelido permettendo) e diversi ristoranti interessanti dove gustare pesce freschissimo e ostriche.
Nei nostri quattro giorni a Swakopmund abbiamo affogato i dispiaceri proprio nelle ostriche, gustandole durante il più delizioso e spettacolare dei picnic (organizzato in cima alle dune di Walvis Bay) ed ogni sera all’ora dell’aperitivo e a cena.
Dopo aver trascorso un’altra giornata a Walvis Bay (questa volta in barca per avvistare delfini, foche e cormorani) abbiamo deciso di non poterne più del freddo e il giorno dopo abbiamo guidato per due ore nell’interno, visitando quella che si è rivelata una delle destinazioni più spettacolari di tutto il viaggio: Spitzkoppe, una montagna vecchia 700 milioni di anni e soprannominata il Matterhorn della Namibia, che svetta con i suoi 1784 metri nel cuore del Damaraland, una regione arida e selvaggia con paesaggi mozzafiato, formazioni di granito dalle forme bizzarre e surreali ed un’atmosfera unica.
Questo è probabilmente l’unico luogo al mondo che mi ha fatto venire voglia di fare campeggio, per potermi fermare all’interno del parco e poter godere degli spettacolari tramonti e delle notti stellate e, se mai torneremo in Namibia una seconda volta, sarà solo per visitare in lungo e in largo il Damariland!

Travel tip:
Le popolazioni indigene che vivono nella zona di Spitzkoppe sono molto povere ed allestiscono piccole bancarelle di souvenir lungo la strada (vendono deliziosi animaletti di latta fabbricati da loro e minerali). Potrebbe essere un bel gesto fare rifornimento di acqua, di farina e di alimenti in scatola per dare loro un piccolo aiuto.

♥ Solitaire, Sossusvlei e Deadvlei.
La penultima tappa del nostro viaggio è stata quella in cui la realtà ha superato perfino le mie più rosee aspettative.
Partiamo da Solitaire, 264 km a Sud di Swakopmund: un minuscolo insediamento con l’unica stazione di servizio lungo il percorso che va dalla costa alle dune di Sossusvlei, tappa obbligata del viaggio (per ovvie ragioni) ma anche luogo affascinante e surreale che sembra appena uscito da un film di Wes Anderson con la chiesetta, le carcasse delle vecchie automobili abbandonate nella sabbia e la piccola panetteria che serve la migliore torta di mele del Continente Africano.
Qui ogni dettaglio è perfetto ed assolutamente instagrammabile e il piccolo drugstore vende il souvenir più originale che ci sia mai capitato di trovare: l’iconico Desolate Gin in minuscole bottigliette a prova di volo aereo.
Guidando per altre due ore nel mezzo del deserto si raggiunge Sossusvlei, un luogo di una bellezza surreale che non si può descrivere a parole.
Qui abbiamo deciso di trascorrere due notti al Desert Hills Lodge e non ci siamo pentiti della scelta: i lussuosi bungalow in pietra con i tetti di paglia sono abbarbicati in posizione semicircolare su una collina rocciosa affacciata sul tramonto, e si può dormire con le grandi vetrate panoramiche aperte alla brezza del deserto, in un silenzio surreale e sotto ad un cielo stellato stupefacente.
Una notte mi sono svegliata e, uscendo sulla terrazza, ho visto la sagoma pallida di un bellissimo orice fermo a pochi metri da me… uno dei tanti piccoli ricordi perfetti che mi ha regalato l’Africa!
E infine Deadvlei: arrivare qui è stato il coronamento naturale di una delle avventure on the road più belle della nostra vita ed ogni momento è stato semplicemente perfetto ed indimenticabile.
Guidare con i finestrini aperti nella luce liquida dell’alba, avvistare in lontananza le mongolfiere levarsi in volo sulle dune, decidere di percorrere con la nostra fidata Jimny l’ultimo tratto di strada sabbiosa e, dopo un breve trekking nell’aria fresca del mattino, affacciarsi su un paesaggio che è un sogno ad occhi aperti.
La piana candida, circondata da altissime dune di sabbia rossa, è punteggiata dagli scheletri vecchi almeno 700 anni di decine e decine di mokala tree e camminare in mezzo a queste creature pietrificate è stata un’esperienza di una bellezza quasi ultraterrena e che porteremo per sempre nel cuore.

Travel tip: Se non avete esperienza di guida su terreni sabbiosi vi consiglio di non arrivare fino al parcheggio di Deadvlei ma di percorrere l’ultimo tratto con una delle navette fuoristrada che fanno continuamente la spola tra i due parcheggi.

♥ Voigtland Guesthouse.
Ultima tappa del nostro viaggio on the road è stata Windohek, la capitale della Namibia, dove abbiamo detto addio alla nostra piccola Jimny per prendere un volo areo con destinazione Victoria Falls.
Ma prima di lasciare la Namibia abbiamo vissuto un’ultima avventura, trascorrendo una notte al Voigtland Guesthouse, una farm poco distante dalla città, dove si può prendere il tè con le giraffe (rigorosamente selvatiche) che frequentano la proprietà.
Gustav, Sophie e Shorty sono libere di andare e venire a loro piacimento: Shorty ad esempio è molto timido e non si avvicina mai alla terrazza dove gli ospiti sorseggiano il tè e fanno colazione, mentre Gustav e Sophie (che sono entrambi golosissimi) si avvicinano ogni mattina ed ogni tardo pomeriggio, puntuali come orologi svizzeri, per gustare le carrube offerte dagli ospiti, concedendo in cambio una delle migliori photo opportunities del Continente (sì, c’è anche il Giraffe Manor di Nairobi ma una notte lì costa quasi 10 volte di più di una notte al Voigtland!)

Travel tip: Voigtland Guestohouse è una struttura molto piccola e va prenotata con larghissimo anticipo! Vi dico solo che noi abbiamo prenotato ad Ottobre ed era rimasta una sola data disponibile in tutto il mese di Agosto!
Questo consiglio vale un po’ per tutti gli alberghi del nostro itinerario, perché l’Inverno Australe (che coincide con la dry season) è altissima stagione ed è quasi impossibile trovare sistemazioni dell’ultimo minuto.

♥ Victoria Falls.
Prima di tornare in Europa abbiamo concluso il nostro lungo viaggio in Africa fermandoci due giorni a Victoria Falls, in Zimbabwe.
Vi confesso che questa tappa del viaggio è stata in assoluto quella che ho amato di meno.
Victoria Falls è una località terribilmente affollata dove tutto si paga in dollari americani e costa una fortuna, dai tragitti in taxi (10 dollari fissi a tratta all’interno della cittadina!) alle numerosissime escursioni che ruotano attorno alle cascate.
Noi abbiamo scelto tre attività.
La classica crociera al tramonto sul fiume Zambesi (pagata 45 euro a persona + 15 dollari a persona di fee per l’ingresso nel Parco).
– Un piccolo safari a cavallo (pagato 120 euro a persona + 25 dollari di fee per l’ingresso nel Parco).
Questa è stata un’esperienza abbastanza bella ed una sorta di prova per me, che coltivo da anni il sogno nel cassetto di un safari a cavallo in Africa.
Abbiamo visto da vicino bufali, vari tipi di antilopi ed alcune giraffe ma purtroppo gli altri partecipanti erano tutti cavalieri alle prime armi e quindi, pur essendo stata affidata ad una delle due guide che mi ha fatto fare dei percorsi alternativi con un po’ di trotto, la passeggiata per me è stata molto poco adrenalinica.
– L’escursione alla Devil’s Pool.
Quest’attività ci è costata 265 euro + 25 dollari a persona di fee per l’ingresso nel Parco (sì, ancora!) + 45 dollari a persona per un VISA con doppio ingresso in Zimbabwe (per questa escursione abbiamo dovuto spostarci in Zambia per alcune ore e poi tornare a Vic Falls) + 50 dollari di transfer a/r in taxi per un totale di circa 430 euro in due.
Ne è valsa la pena? Assolutamente no!
La Devil’s Pool è una macchina turistica perfettamente collaudata, organizzata per consentire il massimo accesso di turisti possibile.
Tutta l’esperienza ha un timing strettissimo: si arriva al punto di partenza, si fa un briefing, si sale in barca, si arriva all’isola al centro del fiume, si hanno 5 minuti di tempo per andare in bagno, ci si incammina verso la piscina naturale, si attende il proprio turno per scendere in acqua dopo aver consegnato il cellulare all’addetto che scatterà foto e video, cinque minuti scarsi di tempo nella piscina (con pose e scatti uguali per tutti), si fa un brunch (buonissimo ma super veloce!) e si viene di nuovo caricati sulla barca senza neppure aver avuto il tempo di asciugarsi e cambiarsi.
Voilà, c’est tout!
E probabilmente, quando andrete colmi di trepidazione ad aprire la gallery del vostro cellulare per vedere gli scatti, scoprirete che la metà delle foto e dei video sono contro sole, con l’ombra del fotografo che si proietta sopra di voi o con altri terribili difetti non photoshoppabili!
Insomma con il senno di poi investirei quei soldi in attività diverse.
Travel tip:
Se siete appassionati di birra artigianale e di Gin non mancate una tappa alla The River Brewing Company (la degustazione di 6 birre artigianali è memorabile!) e alla Victoria Falls Distilling Company.  Il loro Falls Gin utilizza ingredienti locali che sono un omaggio alle conoscenze botaniche della comunità Tonga e allo straordinario ecosistema di questa meraviglia naturale che sono le Cascate Vittoria!


Miss Bailing

Informazioni su Miss Bailing

Gypsetter, sognatrice, viaggiatrice entusiasta ed instancabile. La mia passione più grande sono i cavalli e il mio tesoro è Sero, un sauro di 30 anni con cui ho condiviso buona parte della mia esistenza. Come Emma Bovary anche io oscillo perennemente tra il mio lato mistico (che vorrebbe ritirarsi a meditare in un ashram indiano) e quello bohémien, il cui sogno nel cassetto è una chambre de bonne nel Marais.

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2 commenti su “#mytravels. Itinerario on the road tra Botswana e Namibia.

  • Nadia

    Che viaggio meraviglioso cara Roberta e quante informazioni utili come sempre!
    Le foto sono una magia…
    Adesso attendiamo un post su Senegal/Gambia: ispiraci, consigliaci e continua a portarci con te in giro per il mondo!
    Con gratitudine, un abbraccio
    Nadia

    • Miss Bailing
      Miss Bailing L'autore dell'articolo

      Grazie mille Nadia,
      sono felice che questo post ti sia piaciuto!
      Senegal e Gambia sono in arrivo 🙂
      Un abbraccio.

      Roberta